"Sicuramente mi é capitato di gareggiare con atleti non puliti - dice l'azzurro due volte iridato dei 100 stile, la gara regina - Io penso che per la lotta al doping si stia facendo molto, ma non troppo. Fosse per me farei i test anche del dna, del capello". Così la sua battaglia è anche contro la ricerca spasmodica di andare forti, anche a costo di snaturare uno sport, come il nuoto, in cui la tecnica si fonde con la velocità e la resistenza: "Sono piccoli uomini e piccole donne quelli che ricorrono al doping, gente senza sicurezza di sé - continua il campione di Pesaro - non riescono a godersi momenti così importanti.
Il mio doping? Non mi piace definirlo in questo modo: diciamo che io mi diverto a fare quello che faccio.Quando non sarà più così non farò più il nuotatore. Certo quanto succede non ci fa più divertire molto, siamo tutti un po' stufi". Dei muscoli ipertrofici ritrovati intorno ad atleti prima quasi sconosciuti, ma anche della guerra dei costumi nata dopo le miracolose prestazioni del body 'laser' della Speedo. Quello che Magnini userà nella sua gara, e per cui ha dovuto lottare, facendo la voce grossa, arrivando alla rottura con il suo sponsor, l'Arena, alla vigilia dei Giochi. Una mossa che ha aperto la strada a tutta la federazione, costretta a lasciare gli atleti liberi di usare il costume che vogliono.
"Se ti spacchi in acqua e hai talento ce la fai comunque, anche con il costumino - continua - anzi io sono per tornare a indossare quelli dopo i Giochi. Quello che succede non mi fa più divertire. Penso che siano gli ultimi anni in cui gli sport si potranno chiamare tali. Vedo solo una corsa a studiare il modo per andare più veloci. Alla fine si inventeranno le corsie che ti spingono quando sei stanco Quanto al costume, sono pronto a mettermi lo slip anche tra cinque giorni".
Il mio doping? Non mi piace definirlo in questo modo: diciamo che io mi diverto a fare quello che faccio.Quando non sarà più così non farò più il nuotatore. Certo quanto succede non ci fa più divertire molto, siamo tutti un po' stufi". Dei muscoli ipertrofici ritrovati intorno ad atleti prima quasi sconosciuti, ma anche della guerra dei costumi nata dopo le miracolose prestazioni del body 'laser' della Speedo. Quello che Magnini userà nella sua gara, e per cui ha dovuto lottare, facendo la voce grossa, arrivando alla rottura con il suo sponsor, l'Arena, alla vigilia dei Giochi. Una mossa che ha aperto la strada a tutta la federazione, costretta a lasciare gli atleti liberi di usare il costume che vogliono.
"Se ti spacchi in acqua e hai talento ce la fai comunque, anche con il costumino - continua - anzi io sono per tornare a indossare quelli dopo i Giochi. Quello che succede non mi fa più divertire. Penso che siano gli ultimi anni in cui gli sport si potranno chiamare tali. Vedo solo una corsa a studiare il modo per andare più veloci. Alla fine si inventeranno le corsie che ti spingono quando sei stanco Quanto al costume, sono pronto a mettermi lo slip anche tra cinque giorni".
Che uomo.
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